San Bernardo, arcidiacono di Aosta, intorno al 1050 avrebbe stabilito al Mont-Joux (denominazione precedente del Colle del Gran San Bernardo) un ospizio e una chiesa servita da religiosi dipendenti dal monastero di San Pietro nel Vallese. Secondo la leggenda, avrebbe poi fondato un nuovo ospizio a Colonne-Jou (denominazione precedente del colle del Piccolo San Bernardo).
Attraverso queste costruzioni, San Bernardo ristabilisce la sicurezza sui due grandi passi alpini, assicurando ospitalità e servizio del culto.
La parola ospizio designa una casa di accoglienza per tutti i bisognosi che possono aspirare al vitto e l’alloggio.
L’ospizio di Colonne-Jou fu affidato nel 1113 all’ordine dei monaci di Saint-Gilles di Verrès. Eppure, intorno a quell’epoca l’edificio rischiava di cadere in rovina, e San Pietro II, arcivescovo di Tarantasia, avrebbe abbandonato la costruzione originale per farne costruire un altro 1 chilometro più a sud dove si trova attualmente.
Intorno al 1466 e fino al 1752, l’ospizio fu unito al priore di Gran San Bernardo, e gestito dai monaci agostiniani del passo.
Purtroppo l’edificio è stato rovinato più volte dalle truppe francesi e spagnole che attraversavano il passo. Jean Duclos, priore della chiesa di Séez, ha avviato una ricostruzione notevole dopo il 1691.
Dopo il 1752, l’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro prende possesso dell’edificio, a causa della separazione tra Vallese e Savoia.
Ancora oggi l’emblema con le 2 croci sostituisce le facciate dell’edificio lo stemma con le 2 colonne, mostrando che da allora il proprietario del luogo si chiama Ordine Mauriziano.
La rivoluzione francese e l’occupazione napoleonica rovinavano l’ospizio di nuovo nel 1812. L’edificio fu ricostruito tra il 1826 e il 1836 sotto l’impulso del commendatore dell’Ordine Mauriziano, Aimé di Entrèves e poi conobbe un periodo di prosperità.
Una grande frequentazione poi impose l’espansione dell’edificio per portarlo alla sua dimensione attuale.
Nel 1860 arriva un personaggio emblematico dell’ospizio, l’Abate Pietro Chanoux, nominato l’angelo della montagna. Ha garantito, sia in estate che in inverno, l’ospitalità per 50 anni, accompagnato da Ruitor, il suo fedele cane San Bernardo.
“L’amico dei fiori, degli uomini e dell’Alpe“ fondò anche un giardino alpino e fece vietare la caccia attorno al passo. Morì lassù all’età di 80 anni nel 1909. Riposa nella Cappella situata accanto al giardino alpino.
Nel 1920 l’ospizio batte battè un nuovo record di frequentazione con 21021 passaggi, di cui oltre 500 in inverno.
Il colle del Piccolo San Bernardo è afflitto da duri scontri durante la seconda guerra mondiale, e il rettore Camos fu costretto a fuggire in esilio. L’edificio fu devastato.
Le rovine dell’edificio furono poi abbandonate per un lungo tempo tra i meandri delle controversie giuridiche tra Francia e Italia.
Dato che le rovine erano troppo pericolanti, nel 1982 il sindaco di Séez prese la decisione di invitare il proprietario a demolire l’edificio, suscitando un grande scalpore tra le popolazioni limitrofe. Nel 1985 ci fu una cooperazione tra i Rotary club italiani e francesi, ebbe inizio così la riabilitazione dell’edificio.
Fu così che dall’estate 1995, l’ospizio tornò ad essere rinnovato ed attrezzato, quello che era : l’anima del colle del Piccolo San Bernardo.
“La storia del passo mostra che non si deve avere alcuna disperazione : l’ospizio, come ha sempre fatto, sbocciò di nuovo prosperoso dalle rovine causate dalle sciocchezze e dagli egoismi degli uomini. Perché nell’ultimo quarto di secolo non si potrebbe vedere un ospizio rinnovato e adatto alle nuove richieste di accoglienza ? Gli uomini di buona volontà hanno sempre ricostruito ciò che altri hanno distrutto.” Abate Hudry